Una giornata da lupi (un freddo, un vento .... per non parlare della neve già presente sulla frana del Vajont) .... ma i nostri giovani leoni delle "Grava" hanno capito che della storia bisogna leggere tutte le fonti .... non solo le ufficiali.
Ecco un breve reportage della classe IIA
La diga del Vajont.
Una
costruzione che avrebbe dovuto portare successo, soldi e benefici, e che è
stata invece una catastrofe, una disgrazia, che però così non si può definire, perchè
è accaduto tutto per colpa di uomini egoisti senza un minimo di sensibilità e
riguardo nei confronti di tutti quei poveri abitanti che hanno perso la vita a
causa loro.
Oggi sono cinquant'anni
dall'accaduto e, a proposito, noi alunni delle classi II A e III E abbiamo deciso, con i nostri insegnanti, di
approfondire l'argomento.
Per prima cosa abbiamo visto il
film “ Vajont” che mostrava com'era successo tutto, dagli errori degli uomini
alla morte di quei poveri abitanti innocenti, in particolare quelli di
Longarone. Potevamo osservare come i costruttori prendevano in giro la gente e
siamo riusciti a leggere negli occhi delle persone la disperazione nel momento
in cui videro sopra le loro teste l'onda gigante; ma ancora più forte abbiamo
percepito la tristezza e il vuoto di coloro che riuscirono a salvarsi e
scoprirono che il loro paese era stato spazzato via in meno di una notte e che
quindi avevano perso tutto ciò che di più caro avevano.
E così, sabato 23 novembre, siamo
andati in gita al Vajont, dove abbiamo potuto osservare la diga dal vivo.
Sinceramente è stato strano, emozionante ma molto toccante trovarsi proprio lì,
dove cinquant'anni fa circa duemila persone morirono e dove in meno di venti
secondi vennero giù 270 milioni di metri cubi d'acqua che travolsero e
distrussero ogni cosa.
Già dal 1900 si stava iniziando a
pensare di costruire la diga con Mussolini, perchè quando venne fondata la zona
industriale di Marghera e Venezia, c'era bisogno di energia elettrica. Questa
zona era abitata da gente povera e la costruzione, inizialmente di proprietà
della SADE, sarebbe poi stata venduta all'ENEL, e tutto ciò avrebbe portato un
giro di denaro spaventoso. Geologi e ingegneri sostenevano che nessun luogo era
più adatto di questo. La diga era inizialmente alta 202 metri e avrebbe dovuto
contenere 58 milioni di metri cubi di acqua. Successivamente fu alzata di altri
60 metri fino a contenerne 160 milioni di metri cubi d'acqua. Intanto il
terreno cominciava a franare ma sembrava che tutto fosse sotto controllo.
L'unica che ha avuto il coraggio di dire la verità è stata la giornalista Tina
Merlin che denunciò tutto. Sottoposta ad un processo, fortunatamente, ne uscì
innocente. Così il 9 ottobre 1963 alle 22,39 accadde il disastro. 260 milioni
di metri cubi di terra si staccarono dalla montagna e precipitarono nell'acqua;
l'onda che ne derivò travolse tutto e ciò che è successo oggi è storia.
A cinquant'anni dal disastro, mi
chiedo il perchè l'uomo dipenda sempre dal denaro.
Ebbene sì, la sete di potere
e la voglia di ricchezza spingono l'uomo a distruggere la natura, a pensare ai
propri interessi e non alla vita delle persone. Ma non è un novità: fin
dall'antichità si pensava solo ai soldi. Io spero in un cambiamento profondo,
dove si possa capire che la vita, la salute e l'ambiente non hanno prezzo e
valgono di più che vivere in una sfarzosa villa cupa e senza felicità avendo (
come in questo caso) migliaia di persone sulla coscienza.
Alessandro e Valentina (classe II
A)
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